L’Amore Immortale: I Romani e gli Epitaffi per i Loro Cani

Il legame speciale tra esseri umani e cani risale a tempi antichissimi, ma poche civiltà hanno documentato questo affetto con la stessa intensità e dedizione dei Romani. Attraverso commoventi epitaffi e elaborate tombe, i Romani ci hanno lasciato una testimonianza preziosa di quanto profondamente amassero i loro compagni a quattro zampe.

Un Legame che Attraversa i Millenni

I Romani consideravano i cani molto più che semplici animali. Plinio il Vecchio, nella sua opera monumentale, definì il cane “il compagno più fedele dell’uomo”. Apprezzavano nei loro amici canini qualità come la lealtà (fides), l’obbedienza, l’affetto incondizionato, la nobiltà d’animo, l’intuito e la spontaneità nell’esprimere le proprie emozioni attraverso il movimento della coda e i differenti modi di abbaiare.

Questo legame era così profondo che, alla morte del loro cane, molti Romani creavano vere e proprie tombe con epitaffi che esprimevano il loro dolore e ricordavano le qualità dell’amico perduto.

mosaico tomba romana cane

Epitaffi Commoventi che Sfidano il Tempo

Gli epitaffi romani per i cani sono straordinariamente toccanti e sorprendentemente moderni nelle emozioni che esprimono. Uno dei più commoventi recita: “Sono in lacrime, mentre ti porto al tuo ultimo luogo di riposo, tanto quanto ero felice quando ti portavo a casa tra le mie mani 15 anni fa”. Queste parole, scritte quasi duemila anni fa, risuonano ancora profondamente in chiunque abbia mai amato un animale domestico.

Un altro epitaffio particolarmente toccante dice: “I miei occhi erano bagnati di lacrime, nostro piccolo cane, quando ti portavo alla tomba… Così, Patricus, mai più mi darai mille baci. Mai più potrai stare contento sulle mie ginocchia. Con tristezza ti ho seppellito, e tu lo meriti. In un luogo di riposo di marmo, ti ho messo per sempre accanto alla mia ombra”.

Un epitaffio di tradizione epigrafica romana inizia addirittura con un avvertimento ai passanti: “Tu che percorri questa via, se mai poni mente a questa tomba, no, ti prego, non ridere, se è la tomba di un cane; fui pianto, e le mani del mio padrone hanno radunato la polvere, lui che ha anche fatto incidere queste parole sulla stele”.

tomba cane maltese romani
Ad Elena, figlia adottiva, anima senza paragoni e degna di lode

Tombe Elaborate per Amici Speciali

I Romani non si limitavano a scrivere epitaffi, ma costruivano vere e proprie tombe per i loro cani defunti. Un esempio significativo è rappresentato dalla tomba della cagnolina Aeolis, documentata su un’ara marmorea datata intorno alla metà del II secolo d.C. L’epitaffio recita: “Osserva il sepolcro della festante cagnolina Eolide, per cui provai un dolore smisurato, portatami via dal rapido fato”.Sopra il testo era scolpita a rilievo l’immagine del cane rivolto verso un tavolino a tre gambe, probabilmente con del cibo, simbolo dei banchetti rituali funebri.

Ancora più elaborata è l’iscrizione per la cagnolina gallica Margarita (“Perla”), conservata al British Museum. Si tratta di una lastra marmorea con un’iscrizione in versi scritta dal punto di vista della cagnolina stessa. La qualità letteraria dell’epitaffio, che richiama opere di Virgilio e Ovidio, dimostra quanto fosse importante questa cagnolina nella vita del suo proprietario.

Le Razze Canine Apprezzate dai Romani

I Romani conoscevano e apprezzavano diverse razze di cani. Secondo le fonti latine, erano particolarmente ricercati i “catuli” e “catellae” (piccoli cani di entrambi i sessi), i cani “Umbri”, “Etruschi” e del “Salento”. Tra le razze importate c’erano il “Molosso dell’Epiro”, utilizzato come cane da guardia e da pastore, il “Vertragus”, un levriero importato dalla Gallia, il “Lacone”, un cane da caccia popolare in Grecia, e il “Mastino Cretese”.

I piccoli cani da compagnia, i “catuli” e “catellae”, erano particolarmente amati come animali domestici. Marco Valerio Marziale, poeta vissuto tra il 38/41 d.C. e il 104 d.C., ci ha lasciato diverse testimonianze dell’affetto che i Romani nutrivano per questi piccoli amici.

mosaico cane tomba romana

Un’Altra Famosa Cagnolina: Myia

Tra gli esempi più commoventi c’è l’epitaffio per la cagnolina Myia, ritrovato in Aquitania e datato al II secolo d.C. L’iscrizione (CIL 13.488) contiene versi che ricordano le poesie di Catullo e descrivono con tenerezza come questa piccola cagnolina dormisse sempre nel letto dei suoi padroni. I versi iniziano con “Quam dulcis fuit ista, quam benigna” (Quanto dolce era, quanto gentile) e proseguono raccontando come Myia giacesse sempre nel letto dei suoi padroni e abbaiasse a chiunque tentasse di avvicinarsi troppo alla sua padrona.

La Continuità di un Legame Attraverso i Secoli

Ciò che colpisce di questi antichi testi è la loro straordinaria attualità. Le parole di affetto e dolore espresse dai Romani per i loro cani defunti sono perfettamente comprensibili per noi oggi, a distanza di quasi duemila anni.

Come ha scritto un commentatore moderno di questi epitaffi: “Il fatto che questo sia stato scritto in una lingua diversa 2000+ anni fa, ma mi colpisca ancora proprio nel cuore, dimostra che i cani sono davvero i migliori amici dell’uomo”.

Un Amore Eterno

Gli epitaffi romani per i cani ci ricordano che il legame tra esseri umani e animali domestici è una costante nella storia dell’umanità. Questa tradizione di commemorare i propri animali con rispetto e dignità, iniziata migliaia di anni fa, continua ancora oggi.

La pratica di onorare la memoria dei nostri amici a quattro zampe con cerimonie, monumenti e parole d’affetto non è un’invenzione moderna, ma si inserisce in una lunga tradizione che ha le sue radici nell’antichità classica.

Oggi, come nell’antica Roma, diciamo addio ai nostri compagni animali con lo stesso amore e rispetto, riconoscendo il valore unico che hanno avuto nelle nostre vite e il vuoto incolmabile che lasciano quando ci abbandonano.

In fondo, come evidenziato da un altro commento moderno a questi epitaffi antichi: “Le persone del passato erano semplicemente persone, dopotutto”. Persone che, proprio come noi, hanno amato profondamente i loro animali e hanno sentito l’esigenza di onorarne la memoria in modo duraturo e significativo.

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